
Cenni storici Cascina Carlinga
Nel '300 la Carlinga era un piccolo comune a sè, composto da tre o più caseggiati appartenenti alle famiglie Suardi e Crotti;
nella località vi erano almeno due torri, di cui una è giunta fino a noi trasformata in rustica colombaia.
L'esistenza della seconda torre è nota poichè è citata nel testamento di Simone di Guglielmo di Baldo Suardi, redatto nel 1367 e
in due diversi inventari della Misericordia Maggiore dei primi decenni del '400, ma non se ne fa più cenno nei documenti successivi.
Il nome Carlinga deriva dal progressivo mutarsi del toponimo Carteniaca in Carniatica, Carninga e Cargninga.
Negli anitichi statuti di Bergamo Cartegniaticha è elencata tra i comuni di Albenio, Triviolo, Curno, Bolsanicha, Curnasco.
Inoltre negli antichi inventari della Misericordia Maggiore si può trovare una sintetica descrizione dell'aspetto del cascinale nord, che nel 1503 era stato lasciato in eredità per indiviso al Consorzio da Leone di Cipro Suardi: "Una pezza di terra casata copata solerata cilterata cortiva ortiva porticata areata con una torre e una mola da guado e un torchio giacente nel luogo di Carniatica distretto di Bergamo".
Nella successiva divisione dei beni il cascinale nord finì probabilmente ad Antonio fratello di Leone Suardi.
Ancora oggi il cascinale nord incorpora i resti di un edificio fortificato medievale, con le murature composte da bei blocchi di arenaria chiara, che richiamano la base della torre che sorge nei pressi della chiesa parrocchiale.
L'antica torre venne ristrutturata nel 1904, la cui muratura non è più leggibile per gli intonaci moderni che la ricoprono e il portone d'accesso, oggi tamponato, con un arco gotico su strada ed un arcone romanico all'interno, che in qualche modo ricordano la vicina stongarda di Longuelo.

Mappa originale del comune censuario di Curno
Solo il lato ovest del complesso della Carlinga risale al periodo medievale: l'esterno si presenta oggi per lo più rimaneggiato nel '700 mentre il prospetto interno è eccezionalmente ben conservato e solo alcune aperture risultano ampliate nei secoli successivi. Raro e interessante è il cortiletto verso la torre che all'occorrenza doveva costituire un luogo di rifugio per la famiglia padronale.
Lascia perplessi la presenza di uno stemma cinquecentesco in pietra "sulla porta piccola del cascinale di Carlinga", con cane rampante e aquila, riprodotto dal Camozzi Vertova nella stemmario e da lui attribuito dubitativamente alla famiglia Pighetti, mai nominata nel '500 tra i confinanti della Misericordia. Il cane tuttavia poteva essere un leone e in tal caso quello era lo stemma dei Suardi. Lo stemma è stato asportato di recente a causa di un passaggio di proprietà.
Il cascinale, che per secoli appartenne alla Misericordia, era dotato di un forno per il pane, mentre per l'acqua necessaria "per gli animali et per uso di casa", la famiglia contadina doveva scendere fino al canale Serio.
IL cascinale nord della Carlinga venne fatto costruire tra la fine del '700 e i primi anni dell'800 dal Conte Pietro Pesenti per ospitare le famiglie che lavoravano la sua grande proprietà.
Il cascinale nuovo, addossato all'antico edificio fortificato che dovette essere utilizzato come abitazione del fattore, è composto da due lunghi corpi di fabbrica contrapposti, quello dell'abitazione contadina e quello delle stalle e dei fienili. La parte interna del cascinale è del tipo di portico e loggiati, con due piani di abitazioni, cucine al piano terra e camere al piano superiore, con un terzo piano
originariamente occupato dai granai.
L'immenso porticato antistante è composto da 11 campate scandite
da alti pilastri in cotto. Il porticato, oltre ad essere un luogo di passaggio,
serviva per la custodia dei covoni del grano prima della battitura e per
stendere le pannocchie del mais per essiccare.
L'ultimo piano del porticato doveva invece servire prevalentemente
come legnaia. Negli anni 30 del '900 furono aggiunte delle travi oblique
che si appoggiano ai pilastri per sopperire al grande peso che le travi
di legno dovevano sopportare.
La cascina Carlinga costituisce un raro documento del tempo poichè
risulta praticamente integra e senza variazioni di rilievo.

Cortile interno della cascina Carlinga
Tutte le informazioni riportate sono tratte dal libro: "Curno un passato per il futuro".Ferrari editrice, Clusone, 1991.